Roma: Rapporto giovani. Lavoro: giovani si ritengono risorsa,ma diffidano di politica
05 Novembre 2014

Si considerano la risorsa più importante da mettere in campo per far crescere il paese (95,7%). Non si vogliono lamentare e sono pronti a rimboccarsi le maniche per prendere in mano il loro futuro (67,1%), ma allo stesso tempo sono "diffidenti" verso le politiche messe in campo in Italia. In particolare, il 54% pensa che con il piano del governo "Garanzia giovani" cambierà poco o niente.
A delineare il profilo dei ragazzi italiani è il Rapporto giovani, l'indagine continuativa sugli under 29 condotta dall'Istituto Giuseppe Toniolo e Ipsos, i cui aggiornamenti sono stati presentati oggi nel corso di un incontro a Roma.
"La Garanzia giovani - ha osservato il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti - può rappresentare una ventata di ossigeno positiva, perché introduce politiche attive per il lavoro, ma deve essere accompagnata da politiche industriali e di sviluppo che creino lavoro. Non costruiamo aspettative infondate, dobbiamo tornare a essere una Repubblica che include le persone". E le Regioni, ha aggiunto a margine, nonostante i tagli "proveranno" a sostenere i giovani.
I ragazzi, ha spiegato Alessandro Rosina, tra i curatori del Rapporto, "nel breve periodo sono disposti ad adeguarsi a qualsiasi lavoro (46,5%) e a una retribuzione non soddisfacente (47%), ma hanno paura che in futuro questo adattamento si trasformi in un percorso di dequalificazione e che Garanzia giovani funzioni negli altri paesi europei e non in Italia, dove la classe dirigente non ha ancora permesso loro di dare il meglio".
I giovani pensano inoltre che nel mondo del lavoro impegno, competenze e capacità relazionali conti o più del titolo di studio. "C'è un'insufficiente fiducia da parte dei ragazzi verso la formazione superiore - ha concluso il rettore dell'Università Cattolica, Franco Anelli - per loro l'università non garantisce un miglioramento della condizione socio economica e la crescita.
C'è una fascia consistente che rinuncia a continuare la formazione: dobbiamo 'riattivare' le nuove generazioni".