L'Espresso: "Meglio le balle del cemento armato. La pazza idea del centro giovani in paglia".

25 Luglio 2014

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La prima opera pubblica interamente in fieno, argilla e legno è nata in un piccolo comune del novarese. Poche spese e tanti vantaggi per l’autocostruzione che rispetta l’ambiente.

Di Michele Sasso, L'Espresso - Green Economy -

Si costruiscono con le mani. Niente cemento né mattoni. Si chiamano case in paglia e sono la svolta della filosofia new age a basso impatto ambientale applicata all’edilizia. Spese minime, tanti vantaggi e in poche settimane ecco come tirare su pareti da balle di fieno e terra.

La prima opera pubblica in Italia realizzata con questa tecnica è nata in un piccolo comune di tremila anime, Fontaneto D'Agogna, tra le colline del novarese. Si tratta della “Casa di paglia”, uno spazio giovani e centro polivalente fatto in autocostruzione con l’aiuto dei volontari.

«Tutto è partito nel 2012 quando il Comune, grazie a un avanzo di bilancio, ha deciso di mettere a disposizione 198 mila euro per costruire e gestire una struttura di aggregazione che non finisse con i confini comunali», spiega Emanuele Cerutti, anima del progetto. A vincere la sfida è una cooperativa locale, Vedo Giovani, che invece di affidare i lavori a muratori e geometri professionisti si mette in contatto con i sognatori dell’azienda agricola “La Boa” di Pramaggiore, che nell’entroterra veneziano sono i pionieri della permacultura made in Italy: progettano e gestiscono paesaggi che siano in grado di soddisfare i bisogni della popolazione rispettando gli ecosistemi naturali.

Sono loro a organizzare tre corsi di formazione, con 450 balle di paglia per fare pratica, e a far partire i lavori. Sei mesi di cantiere-scuola con trenta volontari che imparavano con le mani nude come tagliare su misura le balle, pressarle e impilarle una sopra l’altra sostituendo il tradizionale mattone in terracotta. Per l’intonaco esterno cento per cento naturale sono stati passati tre strati di argilla, sabbia, paglia tritata e yuta. Senza colore, sono rimasti del naturale marrone. Nei bagni e nella cucina l’aggiunta di vernice impermeabilizzante e piastrelle.

Come si costruisce una casa in paglia

Partiti da zero dalla struttura nuda (le fondazioni e il tetto sono in legno), hanno visto crescere il loro sogno giorno dopo giorno fino ad avere bar, cucina e sala concerto per quasi 200 metri quadri. Fresca in estate e calda d’inverno: con cinque gradi sotto lo zero, dentro si contano ventidue gradi senza accendere il riscaldamento.

«I corsi di formazioni sono utili anche per aiutare le persone a capire che una costruzione in paglia è solida e duratura, un edificio confortevole, isolato e sano. In più ci siamo resi conto che abbiamo risparmiato tantissimo sul costo della manodopera ed è stato possibile investire in pannelli solari e sugli accorgimenti per renderlo efficiente dal punto di vista energetico, acustico e termico», continua Cerutti.

Oggi quattro ex volontari lavorano nel centro, altri hanno imparato la tecnica e sono diventati costruttori in paglia itineranti. E le critiche iniziali della piccola comunità sono sparite. «La paura era che fosse una vetrina, uno spreco di quattrini per un’opera poco funzionale. Ci avevano etichettato come il cartone animato de “I tre porcellini”, ma il Comune ci ha sempre sostenuto e ora vengono qui da tutto il Nord per vedere con i propri occhi cosa abbiamo fatto», conclude Cerutti. Il centro è infatti diventato una meta degli esperti di green economy, grazie alla classe energetica massima “A+”, al fotovoltaico e a spese di utenze bassissime.

DAL NEBRASKA AL KM ZERO

L’idea all’inizio sembrava una pazzia: partire dai cereali per costruire un tetto con materiali totalmente naturali. I primi edifici furono costruiti negli Stati Uniti alla fine dell’Ottocento, grazie all’invenzione della macchina imballatrice. I pionieri del chilometro zero furono i colonizzatori nell’America del nord, nel remoto stato del Nebraska. Le terre da conquistare erano vallate estese per decine di chilometri che si adattavano molto bene alla coltivazione agricola ma erano sprovviste di boschi. Scarseggiava quindi il legname per la costruzione di case e utensili.

Nell’attesa che la rete ferroviaria permettesse l'arrivo del legno, i colonizzatori realizzarono, come rifugi invernali, case fatte con l’unico materiale in abbondanza: la paglia, prodotto di scarto del frumento. Le balle erano utilizzate come mattoni giganti, legati l’uno all’altro per costituire i muri portanti delle case, sopra i quali venivano appoggiati i tetti.

Questa tecnica prese il nome del luogo in cui venne inventata: stile Nebraska. A distanza di cento anni, quelle case sono ancora in piedi. A differenza di quelle tradizionali, che portano tutti i segni dell’usura. A quella filosofia si ispirano oggi centinaia di architetti, artigiani, agricoltori, semplici proprietari che in Francia, Gran Bretagna e Italia hanno riscoperto la paglia per evitare le “conseguenze del cemento”.

Per altre info: La Casa di paglia