Disoccupazione giovanile e NEET: dimezzarli avrebbe evitato l'ultima "manovra Letta".
14 Gennaio 2014

La disoccupazione giovanile ora al 41,6% aggiunta ai due milioni di NEET, costano al Paese 48 miliardi di Euro di PIL all’anno. Ciò significa - con l'attuale pressione fiscale del 53,5%, un mancato gettito fiscale di 25,68 mld, valore doppio della recente manovra Letta (11,4 miliardi di euro)
Secondo l'Istat, il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) ha toccato il valore record del 41,6%, coinvolgendo 659.000 persone. Dalla rielaborazione dello studio I-com 2011 "Il PIL mancato di una generazione fantasma", si arriva a stimare che questa “mancata occupazione” giovanile comporta una perdita in termini di PIL in 12,172 miliardi di Euro all’anno. Sempre lo stesso studio 2011, stima che i Neet italiani, tra 15 e 29 anni, sono circa 2 milioni e questa generazione ha un costo pari a 36 miliardi di Euro.
Fuori dalle percentuali, l'Italia sta facendo a meno del suo futuro con quasi tre milioni di giovani. Oggi sono infatti un milione i disoccupati tra i 18-29 anni, a cui si aggiunge il gruppo degli "scoraggiati", cioè quella massa di persone che non prova nemmeno a cercare lavoro perché convinta che non lo troverà mai. Questo gruppo è arrivato quasi a quota due milioni nel terzo trimestre 2013: livelli, secondo l'Istat, mai registrati fino ad ora. La crisi logora le menti: alle palesi difficoltà 'tecniche' dell'Italia economica (e del lavoro) si aggiunge così questo pesante clima di sfiducia che acuisce i problemi.
Detto in altri termini, la popolazione giovanile che il nostro Paese esclude (tra disoccupati e "scoraggiati") equivale all'intera città di Roma, oggi fuori dallo sviluppo…
Come occuparsi di questa situazione?
Di fronte a questi numeri, il pensiero va politiche di impiego della forza lavoro giovanile di tipo neokeynesiano, che siano generative di risorse anche per lo Stato, invece che un costo. Una buona pratica, oltre al programma Bollenti Spiriti della Regione Puglia e del Fondo per la Valorizzazione dei giovani, attivato dalla Provincia Autonoma di Trento, è il Programma Civis. Si tratta di un programma francese (attivo dal 2005 al 2009) per l’inclusione – attraverso il lavoro – di 733.260 giovani disoccupati con un investimento di 351 milioni di euro. Ciò coinvolgendo le 6.000 “strutture di missioni locali e servizi di orientamento” presenti in tutta la Francia, in grado di orientare i ragazzi e di seguirli per i primi sei mesi di lavoro, concedendo loro anche indennità fino a 300 euro al mese (per un massimo di 900 euro/anno). Il risultato atteso era l’impiego del il 25% dei destinatari. Se lo stipendio medio fosse stato anche solo di 500 euro/mese, per ogni neo assunto si sarebbero versati circa 4.000 euro/anno di contributi. I partecipanti sono stati 465.456, il 38% dei quali ha trovato una occupazione di lunga durata (176.408). Così, in totale, nel Bilancio dello Stato sono entrati circa 700 milioni, a fronte di un’uscita di 350 milioni Fonte: A. Surian, T. Toffanin “Rassegna di letteratura internazionale sul reddito di cittadinanza”, 2009.
Rielaborazione dell’autore sulla base dei dati contenuti nello Studio di Da Empoli S. e Di Trocchio S. (sett. 2011) “Studio I-Com per La Scossa: Giovani chi li ha visti? Il PIL mancato di una generazione fantasma”, Roma. Lo studio (pag. 2) afferma che “la mancata occupazione del 27% dei giovani disoccupati italiani tra i 15 e i 24 anni comporta una perdita in termini di reddito netto potenziale mancato di 5 miliardi di Euro all’anno. Ipotizzando inoltre un moltiplicatore del PIL pari a 1,58 è possibile misurare l’impatto della disoccupazione giovanile sul PIL in 8 miliardi di Euro all’anno”. Il Pil 2013 è stimato in 1.730,1 mld di euro.